Cocktail italiano per eccellenza, il Bellini è un long drink appartenente alla categoria degli sparkling cocktail, ossia realizzati con spumante (o Champagne) e frutta secca. La sua natura fresca e frizzante cela una storia estremamente affascinante e tutta italiana, ma non solo. Scopriamo quindi le origini del Bellini, i suoi ingredienti, e quali sono gli abbinamenti migliori per servire un cocktail di sicuro impatto.
Ingredienti del Bellini
Cocktail ufficialmente inserito nella lista della International Bartenders Association, il Bellini negli anni ha visto i suoi ingredienti e la sua ricetta modificarsi e dare vita a diverse varianti. La ricetta ufficiale I.BA. tuttavia prevede l’impiego di tre parti di succo di pesca bianca e 7 parti di Prosecco o in alternativa spumante Brut.
Volendo rispettare la composizione originale del cocktail, andrebbe aggiunto mezzo cucchiaino di purea di lamponi, rigorosamente senza semi, anche se questo ingrediente non risulta nella ricetta ufficiale dell’Associazione Internazionale Bartender.
È bene non confondere il Bellini con le sue varianti, che prevedono l’uso di champagne e succo di mandarino (cocktail Puccini), prosecco e purea di fragole (cocktail Rossini), succo di arancia e champagne (cocktail Mimosa), o succo di melograno e prosecco (cocktail Tintoretto).
Queste varianti sono successive, e sebbene legate al Bellini da nomi che richiamano altri grandi pittori italiani e dalla base di prosecco, non sono stati inventati da Giuseppe Cipriani. L’unica variante del suo long drink che gli possiamo attribuire è il Bellini Royale, in cui il Prosecco viene sostituito con dello Champagne.
Ricetta del Bellini
La ricetta originale per preparare il vero cocktail Bellini prevede quindi l’utilizzo di Prosecco, pesca bianca di Verona e una minima quantità di succo di lampone.
È essenziale utilizzare solo frutta fresca di stagione, e al corretto punto di maturazione, per ottenere un cocktail che rispetti la freschezza e il brio del Bellini originale.
La pesca va spremuta rigorosamente a mano, o schiacciata in uno schiacciapatate una volta privata del nocciolo. In ogni caso l’azione deve essere quanto più delicata possibile per evitare di innescare una rapida ossidazione.
Questa tuttavia sarà inevitabile se si usa frutta non trattata, e se i cocktail non vengono consumati immediatamente. In questo caso, è possibile aggiungere poche gocce di limone da usare come antiossidante.
Alla purea di pesca così ottenuta va aggiunto il succo del lampone, e la miscela così ottenuta va messa in una caraffa o nel mixing glass e filtrata direttamente nel flute. A questo punto, sarà possibile aggiungere il Prosecco.
Raffreddare la polpa è essenziale per non dare origine a un mare di schiuma quando si versa il prosecco (anch’esso, ovviamente, ben freddo). Anche il bicchiere andrà preventivamente ben raffreddato, sia per evitare la formazione di schiuma in eccesso, che per esaltare la frizzante freschezza tipica del Bellini.
La condensa sulle pareti esterne inoltre, donerà un aspetto ancor più sensuale al cocktail, filtrando la luce per rendere opalescenti e ancor più invitanti i riflessi rosa di pesca e lampone.
Storia del Bellini
La storia del Bellini è insieme affascinante e avvincente, e in essa si mescolano sapientemente romanticismo, estro, amicizia, dinamismo, amore per l’arte e per la buona tavola, in proporzioni perfettamente equilibrate. Esattamente come in un buon cocktail.
Per raccontarla tuttavia, è necessario spendere qualche parola su chi il Bellini l’ha inventato. Sarà possibile apprezzare fino in fondo questo meraviglioso cocktail solo se si conosce la vera storia di Giuseppe Cipriani, e del suo Harry’s Bar.
Figlio di genitori Italiani emigrati in Germania, Giuseppe Cipriani si trovò costretto a rientrare in patria con la famiglia allo scoppio della prima guerra mondiale.
Cresciuto in un ambiente culturalmente molto attivo, Giuseppe si ritrova giovanissimo a dover imbracciare il fucile per difendere la sua terra negli anni della Grande Guerra, ma senza dimenticare mai le sue origini e il suo vissuto.
A seguito dell’armistizio, l’inquieto e dinamico spirito di avventura porta il Cipriani a girare l’Europa prima, e l’Italia poi, procurandosi da vivere nelle cucine e nelle sale di numerosi ristoranti, alberghi e bistrot.
Ma è il suo definitivo rientro in Terra natìa a sancire l’inizio di una storia ricca di successi personali e imprenditoriali. Dopo un breve trascorso nella Capitale, il giovane barman si stabilisce a Venezia dove trova stabile occupazione in un albergo.
La città dei leoni gli sta per riservare più di una conosce Harry Pickering, giovane ospite dell’albergo in cui il futuro imprenditore prestava servizio.
Harry è il nipote di un’anziana quanto singolare signora americana in vacanza in Italia. A causa di non meglio precisate congiunture familiari, e in preda a seri problemi di alcolismo, la zia abbandona Harry a Venezia, lasciandolo senza un soldo e senza un lavoro.
Harry è disperato, conosce solo Giuseppe col quale nel frattempo era nata una fraterna amicizia. I due studiano insieme la situazione: il giovane Yankee non avrebbe potuto rimanere solo in Italia.
Giuseppe così presta diecimila lire al suo amico affinché egli potesse pagarsi la traversata oceanica e tornare a casa. Una cifra importante, a quei tempi. Soprattutto per un giovane barman che doveva sostentarsi da solo.
Cipriani tuttavia non si fa troppi problemi nel prestare all’amico l’equivalente di 8.363,25 € odierni, calcoli di conversione alla mano, per poter tornare in patria.
È lì che le cose iniziano a girare diversamente, per il nostro barista. Dopo circa 4 anni, Harry Pickering torna a Venezia e si sdebita restituendo al suo amico la somma di ben 40.000 lire del vecchio, vecchissimo conio.
Giuseppe non sta lì a pensarci due volte: si licenzia dall’albergo Europa & Britannia dove sudava la paga ogni giorno, e apre finalmente il suo bar.
Il 13 di maggio del 1931, in Calle Vallaresso 1323 Giuseppe Cipriani apre al pubblico le porte del suo Harry’s Bar, il cui nome è un omaggio al profondo legame stretto con l’amico americano Harry.
A pochi passi da Piazza San Marco, in quei quarantacinque metri quadri inizia una lunga storia di successo. Il bar ristorante inizia a essere frequentato da personaggi come Charlie Chaplin, Vittorio Gassman, Orson Welles, Maria Callas, Truman Capote, Ernest Hemingway e una fitta coltre di nomi della cultura e dello spettacolo dell’epoca.
In un ambiente del genere, la vivida immaginazione del Cipriani trova terreno fertile dove poter coltivare la passione per il proprio lavoro e il suo innato richiamo verso tutto ciò che è arte.
Ed è pura arte sotto forma di cocktail quella che nell’estate del 1948 Giuseppe Cipriani concepisce mescolando sapientemente, e dopo innumerevoli tentativi, della purea di pesca bianca veneta con del Prosecco. Non ancora pienamente soddisfatto della resa cromatica, il nostro decide di aggiungere poche gocce di succo di lampone nel bicchiere.
La gradazione rosata così ottenuta ricorda al barman il colore della veste di un santo ritratta in una tela del pittore cinquecentesco Giovanni Bellini. Le opere dell’artista erano a quel tempo costantemente al centro di lunghe ed appassionate digressioni casalinghe sulla pittura, come ricorda il figlio di Giuseppe, Arrigo. Da lì a dare il nome al cocktail, il passo è stato evidentemente breve. Molto breve.
Abbinamenti di cibi con il Bellini
Come da tradizione, il cocktail Bellini esprime tutto il suo gusto, e il suo senso, in abbinamento con (quasi) tutto ciò che si può mangiare durante un aperitivo. Via libera quindi alla fantasia: salatini, tartine, bocconcini salati fino alle moderne preparazioni finger food sono il terreno principe di questo cocktail.
Trattandosi di un long drink semplice ma raffinato al tempo stesso, non è una cattiva idea abbinarlo a stuzzichini in origine semplici ma leggermente elaborati, come ad esempio le arachidi speziate a base di zenzero, noce moscata, cardamomo, e molte altre.
La presenza della pesca come ingrediente caratterizzante, che sposa idealmente il prosecco in un abbraccio di aromi delicatamente fruttati in sospensione, permette di abbinare il Bellini a praticamente ogni genere di frutto.
Re degli aperitivi a base di stuzzichini, il long drink italiano per eccellenza non disdegna qualche incursione nei gusti dolci e intensi come quelli offerti al palato da crostate (rigorosamente di frutta), soufflé e panna cotta.
Stuzzichini da aperitivo più raffinati a base di pesce sono inoltre un interessante terreno da esplorare, sorseggiando un cocktail Bellini. Di ricette ne esistono a centinaia, ma una che sicuramente lo accompagna egregiamente è quella dei tramezzini al salmone in fiore, noti anche come “Fiore di pane”.
Il pesce si sposa molto bene con il cocktail veneziano, ed è possibile prepararlo in tante varianti purché sia fresco ed elegante nella presentazione.
Preparazioni finger food molto popolari nelle osterie di Venezia fanno largo uso di pesce, soprattutto baccalà, ma non è difficile vedersi servire anche piatti a base di pollo fritto, in abbinamento. Come linea generale quindi, il Bellini si sposa bene a primi e secondi sia di carne che di pesce, purché non siano eccessivamente saporiti e carichi.
Le ricette più elaborate poi esulano del tutto dal concetto dell’aperitivo o del finger food, e portano il Bellini al tavolo di raffinati ristoranti dove è possibile bere il long drink accompagnato da piatti più elaborati come il dentice con spinaci in guazzetto e spuma di pesca. Da provare anche con polenta rafferma bianca, fritta e condita con rosmarino
Piccola nota a margine: Insignito del riconoscimento come parte del Patrimonio Nazionale dei Beni Culturali, l’Harry’s Bar è tutt’ora sito negli storici locali di Calle Vallaresso a testimoniare l’estro e la lungimiranza del suo fondatore, Giuseppe Cipriani.
Ad egli si deve anche l’invenzione del carpaccio di manzo. E sempre in tema abbinamenti con il cibo, il Bellini si sposa perfettamente con questo piatto delicatissimo.